mercoledì 18 agosto 2010
USA VS SUPEREROI: "SOTTO IL COSTUME" SONO TROPPO VIOLENTI
C'era una volta Superman, kriptoniano invincibile che sotto la tuta rossa e blu nascondeva Clark Kent, aspirante giornalista timido, impacciato e miope. Un esempio di supereroe buono, un'iniezione di fiducia per generazioni di adolescenti esili e schivi, che imparavano come coraggio e virtù si possano nascondere anche dietro un paio di occhiali troppo spessi.
Ma oggi Superman e colleghi sono un lontano ricordo, lamentano gli esperti dell'American Psychological Association (Apa), riuniti in questi giorni a San Diego, California, per la loro 118esima convention annuale.
Qualcuno ha ucciso l'Uomo Ragno e al posto dei vecchi difensori dell'umanità ci sono i nuovi supereroi tutti muscoli e potenza: troppo machi e prevaricatori, sfruttatori e violenti, cattivi maestri di bullismo e ostentazione, denunciano gli specialisti dell'Apa.
"C'è una grande differenza fra i supereroi moderni del cinema e quelli dei fumetti di un tempo", osserva la psicologa Sharon Lamb, docente di salute mentale all'Università del Massachusetts di Boston. "I supereroi di oggi sono costantemente impegnati in azioni di violenza non-stop – afferma - Sono aggressivi e sarcastici, raramente parlano di quanto sia giusto agire per il bene della gente".
Gli 'antenati' dei nuovi supereroi, incalzano gli psicologi americani, sotto la tuta avevano un cuore, e smessi i panni del paladino della giustizia erano "persone vulnerabili, con tanto di problemi reali e punti deboli". Tutto il contrario degli eredi di Superman & Co.: "Anche quando non sono in costume, loro restano violenti". Di più: "Sfruttano le donne, manifestano la propria virilità ostentando potenza e accessori pacchiani". Insomma, rischiano di portare sulla cattiva strada gli adolescenti che si immedesimano e sognano di diventare come loro.
Per capire come i modelli veicolati dai media influenzano inclinazioni e comportamenti dei giovanissimi, Lamb e il suo team hanno monitorato 674 maschi di età compresa fra i 4 e i 18 anni. Hanno visitato anche vari centri commerciali, parlando con i commercianti per sondare le tendenze d'acquisto più diffuse fra bambini e teenager.
Risultato: "Stando a quanto imparano dai media, i giovani d'oggi sembrano avere due alternative soltanto", dice Lamb. "La prima opzione è ispirarsi ai nuovi supereroi" aggressivi, machi e violenti. "La seconda è crescere 'passivi', fuggendo sistematicamente dalle proprie responsabilità" prima a scuola, poi nella vita.
In un altro studio presentato durante il summit dell'Apa, un gruppo guidato da Carlos Santos dell'Arizona State University ha esaminato in 426 studenti maschi delle medie la capacità di rifiutare comportamenti convenzionalmente ritenuti sinonimo di virilità: mostrarsi stoici, eccessivamente autonomi e forti fisicamente, insomma fare i duri.
Il campione comprendeva ragazzini bianchi (27%) e afro-americani (20%), come pure studenti di origine portoricana (9%), dominicana (17%), cinese (21%) o diversa ancora (6%). Contrariamente ai luoghi comuni, e' risultato che il coraggio e l'indipendenza mentale che permettono di non adeguarsi ai falsi modelli di mascolinità non dipendono dall'etnia di appartenenza, assicurano i ricercatori.
L''impermeabilità agli stereotipi ha piuttosto a che fare con le relazioni familiari e il livello di benessere psicologico, ma in generale tende a diminuire nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza. Come dire che 'convincere' il bimbo a conservare anche nell'età di mezzo, e poi per tutta la vita adulta, l'innocenza e la purezza dell'infanzia è impresa degna di Superman.
Fonte: Televideo.rai.it
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martedì 10 agosto 2010
NAO: IL ROBOT CHE SI EMOZIONA, COME UN BAMBINO DI UN ANNO
L'ultima frontiera della tecnologia è un robot che si emoziona, è in grado di stabilire legami con le persone e che può perfino avere diverse personalità a seconda di come è programmato. Non si tratta di un film di fantascienza ma della realtà, realizzata da ricercatori dell'Università dell'Hertfordshire in Gran Bretagna.
I tecnici dell'equipe del dipartimento di robotica hanno creato Nao, il primo robot sensibile in grado di spaventarsi, rattristarsi o rallegrarsi a seconda degli stimoli ricevuti dalle persone che gli sono intorno. ''Le emozioni - ha detto al Guardian Lola Canamero, che ha diretto la ricerca - vengono espresse attraverso gesti e movimenti del corpo anziché espressioni facciali o verbali''.
Nao è stato programmato con le capacità emotive di un bambino di un anno. Reagisce ai sorrisi degli uomini e alle loro carezze, mostrandosi contento.
Soprattutto riesce a stabilire legami, memorizzando il volto delle persone che interagiscono con lui e il modo in cui hanno interagito in passato. Questo, insieme a regole su quello che e' bene e quello che non lo è - regole imparate esplorando l'ambiente a lui circostante -, permettono a Nao di determinare come reagire agli stimoli esterni. Gli usi di un robot del genere potrebbero essere vari.
Secondo la ricercatrice, Nao potrebbe accompagnare la vita quotidiana degli uomini o per esempio essere di sostegno ai bambini che devono sottoporsi a complicati trattamenti medici, diventando un 'amico' che li aiuti a sostenere lo stress.
Fonte: televideo.rai.it
lunedì 2 agosto 2010
TI VA UN CAFFE'?
Chi beve tanto caffè finisce per diventare "resistente" a molti degli effetti della caffeina. Lo dimostra una ricerca apparsa su Neuropsychopharmacology condotta da Peter Rogers, uno psicologo dell'università di Bristol in Inghilterra.
Spiega quest'ultimo: "Con il consumo frequente di caffè si sviluppa innanzitutto una tolleranza agli effetti ansiogeni della bevanda, che quindi non provoca più agitazione. Qualcosa di simile avviene anche per l'attenzione e la lucidità mentale: in chi beve caffè spesso l'effetto di 'sveglia' si perde. Anzi, succede che quando si è in astinenza da caffè, fra una tazzina e l'altra, il livello di attenzione scende al di sotto della soglia 'normale' per quell'individuo: bere la tazzina non fa 'svegliare', semplicemente riporta l'amante del caffè nella situazione-base. Inoltre abbiamo scoperto che la caffeina induce tolleranza ai suoi effetti molto prima di quanto si credeva in passato: bastano un paio di tazzine al giorno, ad esempio, per non risentire più dell'effetto ansiogeno del caffè. Il problema vero però è l'astinenza: in chi beve abbastanza caffè basta meno di un giorno lontano dalla tazzina per ritrovarsi con il mal di testa e una riduzione della lucidità mentale".
Forse è il caso di non esagerare! Anche perché, nell'annosa e controversa questione sui benefici o i guai portati dal caffè, una cosa sola pare sicura: con moderazione non fa male, neanche a chi ha qualche problema di cuore. Basta appunto non superare le tre, quattro tazzine quotidiane.
Tratto da: Il Corriere della Sera.it
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