mercoledì 4 maggio 2011

La NASA non smette di pensare in grande: il distributore spaziale di carburante è in arrivo


Arriva dagli Stati Uniti il progetto grazie al quale gli Shuttle potranno finalmente far rifornimento di idrogeno ed ossigeno in orbita, con la creazione di questo nuovo distributore spaziale di carburante la Nasa continua a sorprenderci sempre di più e non smette di pensare in grande.

Benchè le missioni degli Shuttle,a breve giungeranno al termine, è decollata proprio la scorsa settimana la navetta spaziale Endeavour, che porterà l'italiano Roberto Vettori sulla stazione spaziale internazionale AMS per il suo ultimo viaggio.

La geniaile idea ha preso ispirazione proprio da questa missione; con la realizzazione di questo distributore, che non sarà un benzinaio, ma un deposito di ossigeno ed idrogeno liquidi, propellenti utilizzati per i razzi; potremmo disporre diversi punti di rifornimento, grazie ai quali sarà possibile pensare a missioni di lunga durata ( come ad esempio arrivare fino a Marte).

Tali distributori ridurranno in modo sostanziale il peso delle navette, che potranno partire con i serbatoi mezzi vuoti e far rifornimento nello spazio, attenuando in questo modo le difficoltà del lanci da terra.

La NASA ha proposto così, in Space Cryogenic Propellant Storage and Transfer Demonstration Mission Concept, lo studio per la creazione di questi nuovi punti di rifornimento, si ha tempo fino al 23 maggio 2011 per proporre svariate soluzioni, che però dovranno garantire: un trasferimento sicuro dalla stazione spaziale ai veicoli, dimostrare di saper conservare i due propellenti (idrogeno ed ossigeno) per lunghi periodi, rimediare alle perdite di quest'ultimi e all'ebollizione dell'ossigeno liquido in condizioni di microgravità e le soluzioni ai principali problemi di questo progetto.

Un'idea di questo tipo potrebbe far gola addirittura alle compagnie commerciali, fin tanto da poter far nascere una catena di distributori spaziali. La spesa " gravita" intorno ai 200/300 milioni di dollari; a voi la sfida.


di Camilla Lombardozzi


lunedì 2 maggio 2011

L'universo: creazione divina, o miracoli della scienza? Le domande e le risposte del CERN


di Andrea Ottolenghi

In questi anni la scienza ha compiuto passi da gigante riuscendo a dare risposte a molte delle domande che la comunità scientifica si è posta, raggiungendo così uno dei quesiti esistenziali cui l’uomo non ha saputo mai dar risposta: chi ha creato l’universo conosciuto? Alcuni hanno ipotizzato che l’universo fosse il frutto di una casualità, determinata però da leggi naturali e quindi meccaniche, altri semplicemente credono sia la creazione prediletta di Dio.

Ma cosa si sa sulla nascita del cosmo? Grazie agli sforzi compiuti dalla comunità scientifica del CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléa
ire), a Ginevra, oggi riusciamo a spiegare, in modo abbastanza semplice, cosa sia accaduto all’interno del processo Big Bang. C’è da dire anzitutto che il Big Bang non era più grande di un granello di sabbia e che l’universo (inteso come pianeti, stelle, gas) non si è formato in più di un secondo. In quel delimitato frangente temporale è avvenuta una delle cose più inspiegabili per la fisica moderna: all'incirca 10−37 secondi dopo l'istante iniziale, il cosmo era formato da un plasma contenente un uguale numero di particelle di materia e di anti-materia; nella teoria oggi conosciuta, queste particelle si sarebbero dovute scontrare con le rispettive particelle di anti-materia annullandosi a vicenda, ma in quel mCorsivoomento si verificò una reazione sconosciuta, chiamata bariogenesi, che portò ad una leggera sovrabbondanza di quark e di leptoni sugli anti-quark e sugli anti-leptoni. Tutto ciò, s'ipotizza, causò il predominio della materia sull’anti-materia e con esso la creazione dell’universo conosciuto.

Alcuni scienziati credenti ipotizzano, stando al processo di bariogenesi, che questa reazione sia il risultato dell’intervento divino e che, quindi, alla fin dei conti sia stato Dio a creare l’universo e con esso la vita. Anche se questo è un problema che si spera non rimanga in sospeso ancora per molto.

Infatti, verso la metà del novembre 2010, gli scienziati del CERN sono riusciti ad intrappolare una particella di anti-idrogeno per 0.172 secondi, quanto basta per esaminarla e capire se la teoria sulla nascita dell’universo possa concretizzarsi: l’obiettivo primario della ricerca, infatti, è di stabilire se questa particella di anti-idrogeno abbia gli stessi comportamenti e lo stesso livello di energia della sua rispettiva particella di materia, in modo da confermare la teoria secondo cui l’anti-materia sarebbe come il riflesso su uno specchio della materia (però con carica negativa).

Ma c’è di più: il 7 aprile 2011, nell’acceleratore di particelle Tevatron, a Batavia (Illinois), ci si è trovati davanti ad una nuova particella da noi sconosciuta. Essa potrebbe essere perfino l’attesissima “particella di Dio” (o Bosone di Higgs), che darebbe all’uomo finalmente uno schema chiaro sulla composizione della materia e anche dell’universo, ma Giovanni Punzi dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare frena: "il bosone di Higgs è un tassello che si inserisce in un puzzle che già possediamo. Questo è qualcosa che va al di là, una nuova interazione e forse una nuova forza."

Comunque sia, verso la fine del mese di aprile, all’interno del CERN è incominciato a circolare un memorandum tra la ristretta cerchia di scienziati operanti nella ricerca in cui si affermava che la scoperta del Bosone di Higgs si sarebbe verificata in breve tempo. Questo testo, nato come documento segreto e venuto a conoscenza dei media solo successivamente, è stato subito smentito dal responsabile del CERN di Ginevra James Gilles: "è davvero troppo presto per dire se c'è qualcosa di concreto o meno e che prima di parlare di bosone di Higgs occorrerà valutare con attenzione i risultati contenuti nella nota incriminata."

Certo è che una scoperta di questa portata porterebbe ad uno sconvolgimento totale del sistema fisico su cui si reggono le nostre conoscenze del mondo e dell'universo, e dunque è anche probabile che, anche se fosse confermata, il grande pubblico non ne verrebbe a conoscenza.

Tutto il mondo resta comunque in attesa di questa scoperta che ci avvicinerà di un gradino in più verso la risposta esistenziale che tutti aspettiamo: E’ stato Dio o l’esistenza dell’universo come oggi lo conosciamo è stata determinata da leggi naturali?