venerdì 29 ottobre 2010
Bibite gassate innescano i geni responsabili del dolore, ecco perché 'pizzicano' come la senape piccante
Aranciate e gassose innescano nel naso le stesse sensazioni dolorose che nella bocca vengono provocate da peperoncino, senape e zenzero: a rivelarlo un nuovo studio
condotto da un gruppo di ricercatori della University of Southern California (Usa) guidati dalla neurobiologa Emily Liman e pubblicato sul Journal of Neuroscience secondo cui sarebbe la carbonazione - ovvero il processo a base di anidride carbonica responsabile dell'effervescenza di queste bevande - a scatenare la sensazione dolorosa nei sensori della cavità nasale e nella gola.
"La carbonazione evoca due sensazioni distinte: rende le cose acide e fa sì che sembra che brucino - spiega Liman -. Abbiamo tutti provato la sensazione di formicolio intenso quando
le bevande gassate vanno giù per la gola troppo velocemente. Le cellule che rispondono all'anidride carbonica sono le stesse che rilevano il piccante della senape piccante". Queste cellule esprimono il gene TRPA1 e servono come sensori del dolore in generale.
Il gene, tuttavia, fornisce solo un aspetto dell'esperienza sensoriale della carbonazione, quello che riguarda la sensazione simile al dolore, spiegano i ricercatori: un altro studio aveva già dimostrato, in precedenza, che a trasmettere la sensazione di acidità sono invece alcune cellule presenti sulla lingua.
Fonte: Apcom/Apc-Scienza
mercoledì 20 ottobre 2010
Creata in laboratorio una nuova super pelle artificiale: risulta esser più sensibile di quella umana
E' stata costruita in laboratorio ed è stata subito chiama "e-skin", la pelle artificiale mille volte più sensibile di quella umana. E' stata ottenuta grazie alle nanotecnologie da due gruppi di ricerca indipendenti che hanno utilizzato materiali di tipo diverso. Entrambe le strade, descritte nella rivista Nature Materials, hanno portato ad una " pelle" che potrebbe essere utilizzata per dare a futuri robot sensibilità e tatto simili a quelli umani, per rivestire protesi di nuova generazione o ancora per nuove tecnologie touch screen.
Il nuovo materiale sensibile più della pelle umana è composto da sensori di pressione di nuova generazione, disposti su uno strato molto flessibile formato da un polimero. I due gruppi che hanno lavorato questo obiettivo sono entrambi californiani: quello dell'Università di Stanford coordinato da Zhenan Bao e quello dell'Università di Berkeley guidato da Ali Javey.
"I nostri sensori sono più sensibili della pelle umana", spiega Zhenan Bao. "Uno sfioramento gentile della pelle - aggiunge - corrisponde a una pressione di circa 0,1 grammi applicata su un millimetro quadrato di superficie. I nostri sensori sono 1.000 volte più sensibili, percepiscono la pressione di un moscerino molto leggero (20 milligrammi) che si posa su di essi".
Non è la prima volta, naturalmente, che si lavora alla pelle artificiale, molti gruppi di ricerca nel mondo ci stanno lavorando ed è una gara a chi produce ' pelle' più sensibile e il più flessibile possibile perché essa assuma le sembianze e le capacità di quella umana. In robotica da anni si lavora a sensori che imitino i cinque sensi, su vista e udito sono stati fatti molti passi avanti, per olfatto e tatto il lavoro è più complesso.
La sfida di sviluppare una tecnologia sensibile come la pelle umana è stata raccolta con successo da Bao e Javey, che hanno creato, con metodi e tecnologie diversi, sensori tattili ultrasensibili, disponendoli su superfici flessibili e quindi molto adatte alla complessa realtà umana (per esempio alle protesi). Entrambi i gruppi hanno costruito sensori ultrasensibili e con alta reattività al tatto, cioè rapidissimi nella capacità di risposta, in pochi millesimi di secondo. Si tratta di un enorme balzo in avanti rispetto ai tentativi precedenti.
Ma le idee non finiscono qui e c'è ancora spazio per tanta ricerca per rendere la pelle artificiale sempre più simile a quella umana in quanto a sensibilità: ad esempio, spiega John Boland del Trinity College di Dublino commentando sulla stessa rivista le due ricerche, si potrebbe arricchire la pelle artificiale di sensori di temperatura e di umidità, o addirittura creare dei sensori che simulino la sensibilità dei follicoli piliferi e del cuoio capelluto.
Gli spazi applicativi sono enormi, dichiara Boland, non solo le protesi o la robotica: "La pelle artificiale potrebbe servire per concepire strumenti di precisione che potenzino la destrezza e la manualità umane, strumenti che potrebbero essere usati per esempio in chirurgia mininvasiva. Altre potenziali applicazioni riguardano la tecnologia del touch screen. Qualunque sia l'applicazione - conclude l'esperto - questi sensori saranno a basso costo e ultrasensibili, progettati su substrati flessibili e in questo senso i lavori di Bao e Javey rappresentano una pietra miliare nello sviluppo di tecnologie tattili ultrasensibili".
Fonte: notizie.tiscali.it/articoli/scienza/
giovedì 14 ottobre 2010
FISICA, UN NUOVO PASSO AVANTI: OSSERVATO UN FENOMENO MAI VISTO FINORA. IN ESPLORAZIONE NUOVI TERRITORI DELLA SCIENZA
Nuovo passo avanti per la scienza al Cern di Ginevra. Gli scienziati, che gestiscono il grande esperimento Cms (Compact Muon Solenoid), hanno infatti esplorato nuovi territori della fisica, osservando un fenomeno mai visto finora. Si tratta, come hanno riferito i fisici del Cern, guidati dall'italiano Guido Tonelli degli Infn, un effetto imprevisto nelle collisioni di protoni che sono avvenute nelle scorse settimane nel massiccio rivelatore di LHC (Large Hadron Collider), che apre la strada a un'ipotesi affascinante e cioe' che ci si potrebbe trovare di fronte anche a materia primordiale.
''L'aumento dei dati disponibili - ha spiegato Tonelli- gettera' piu' luce sull'origine di questo effetto. Questa misura dimostra la potenza e versatilita' sia del rivelatore Cms che dei fisici che lo usano. Stiamo esplorando, centimetro per centimetro, i nuovi territori resi accessibili da Lhc ''.
In particolare gli scienziati del Cern hanno osservato ''correlazioni tra particelle prodotte negli 'scontri' di protoni a una energia complessiva di 7 TeV''. ''Negli urti a 'alta molteplicita'' (nei quali sono prodotte piu' di cento particelle cariche) alcune particelle sono -spiegano- in qualche modo 'correlate', associate tra loro quando si creano nel punto della collisione. E' la prima volta che questo effetto viene osservato in urti protone-protone e sono possibili molte interpretazioni sulla sua origine''.
Fonte: Adnkronos
mercoledì 6 ottobre 2010
STUDI CONFERMANO: LA VITA SANA MODIFICA IL DESTINO SEGNATO DAI GENI
Avere alle spalle una generazione di diabetici in famiglia e non incappare nella
malattia e' possibile. Perche' una vita sana puo' cancellare il destino segnato dai nostri geni. Grazie ad abitudini salutari possiamo ad esempio migliorare la capacita' mnemonica che avranno i nostri figli, eliminare la loro eventuale predisposizione a diabete o obesita'. Ma anche, con atteggiamenti negativi, favorire l'insorgere delle patologie. Questa scoperta, frutto di numerose ricerche scientifiche, e le sue implicazioni per il genere umano sono state discusse per la prima volta in Italia in occasione del XVII Congresso della Societa' italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf), che si è tenuto a Cagliari fino al 25 settembre scorso.
E' stato il 'Time', nel febbraio 2010, ad anticipare le conclusioni dell'epigenetica, la scienza che studia i codici genetici. Ma gia' nel 2009 il 'Journal of Neuroscience' aveva pubblicato una ricerca che dimostrava come lo stile di vita potesse migliorare la memoria nel corso delle generazioni.
Alla base di questo risultato un esperimento condotto su un gruppo di topi con problemi di memoria, che e' stato esposto a un ambiente ricco di stimoli visivi e di
giocattoli. Sorprendentemente, la prole di questi roditori e' nata con un livello di memoria a lungo termine di gran lunga superiore a quella dei genitori, pur non essendo stata sottoposta agli stessi stimoli.
Secondo un altro studio pubblicato sull''European Journal of Human Genetics' e condotto dall'University College di Londra, i comportamenti dei genitori influenzano la funzione di geni dei figli. Chi ha un padre che ha cominciato a fumare in eta' prepuberale vede ad esempio aumentato di base il proprio indice di massa corporea rispetto ai coetanei, correndo quindi un rischio maggiore di diventare obeso da
adulto.
Ancora: gli oncologi della Duke University, in North Carolina, hanno condotto un esperimento su alcune cavie di laboratorio riuscendo a dimostrare a loro volta che
l'alimentazione puo' intervenire sulla mutazione dei geni: a un gruppo di topi gravidi, geneticamente predisposto all'obesita', al diabete e a un colore giallo del pelo, e' stato somministrata una dieta ricca di vitamine del gruppo B. Lo studio ha dimostrato che i cuccioli, nati poco dopo, erano perfettamente sani, con il pelo marrone e non predisposti ne' all'obesita' ne' al diabete.
Altri due studi riportati dal 'Time' confermano gli effetti dello stile di vita sui geni: i risultati di un lavoro, in particolare, indicano che i figli delle donne che durante la gravidanza non si sono alimentate correttamente potrebbero essere soggetti a problemi cardiaci o a una morte precoce. Una seconda ricerca, invece, dimostra che e' possibile modificare l'aspetto esteriore delle generazioni future: in un campione di moscerini cui e' stato somministrato un farmaco che provoca escrescenze sugli occhi, infatti, l'effetto estetico si e' manifestato anche sulle 13
generazioni successive.
Uno studio condotto da Patrick McGowan, pubblicato su 'Nature Neuroscience', ha dimostrato infine che le persone che si suicidano e che nell'infanzia avevano subi'to abusi sessuali e fisici, mostrano l'alterazione di un gene ricettore dello
stress.
"I risultati di queste ricerche rappresentano un importante progresso scientifico - dichiara Giovanni Biggio, presidente della Sinpf - poiche' dimostrano come sia possibile, con uno stile di vita, modificare la funzione dei nostri geni e di quelli delle generazioni future, quindi migliorare il loro stato di salute generale.
E' importante ricordare, pero', che i cambiamenti epigenetici non sono permanenti, perche' l'epigenetica non e' sinonimo di evoluzione. I cambiamenti epigenetici sono la risposta biologica allo stile e possono tornare alla loro programmazione originaria. C'e' un limite a tutto. Infatti, se da un lato possiamo modificare la funzione dei geni, la struttura del Dna rimane immutata".
Fonte: Adnkronos/Adnkronos salute
venerdì 1 ottobre 2010
Contro l'osteoporosi una proteina che rinforza le ossa. Regolandola si favorisce la produzione degli osteoblasti
Regolare una proteina per promuovere la generazione degli osteoblasti - le cellule che formano le ossa - e inibire la produzione delle cellule adipose: la nuova tecnica, messa a punto dai ricercatori giapponesi della Medical and Dental University di Tokyo guidati da Hiroshi Takayanagi in uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Investigation, apre una nuova strada per la sconfitta dell'osteoporosi, malattia che rende le ossa gradualmente più fragili e soggette a fratture a causa della diminuzione della densità della massa ossea che le caratterizza.
Le ossa sono formate da osteoblasti prodotti dalle cellule mesenchimali, spiegano i ricercatori: se studi recenti avevano suggerito che l'indebolimento della struttura ossea era dovuto a una diminuzione di osteoblasti, lo studio guidato da Hiroshi Takayanagi precisa che questo squilibrio dipende dal fatto che le cellule mesenchimali, dopo una certa età, iniziano a produrre cellule adipose al posto degli osteoblasti, rendendo il tessuto osseo più fragile. Dallo studio è emerso che regolamentando la proteina Maf si può promuovere la generazione di osteoblasti e reprimere quella delle cellule adipose.
Fonte: Apcom-Scienza
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